domenica 24 gennaio 2021

FAMILICIDE


 
Episode 7

GENERE: Thriller, True Crime







Pope County, Arkansas, 22 Dicembre 1987



6,5 miglia a nord di Dover, in un tratto di terra di 13 acri noto come Mockingbird Hill,  in una residenza costruita con due case mobili di vecchio modello unite per formare un'unica grande casa, nessuna delle quali ha un telefono né un impianto idraulico interno, circondata da una recinzione di fortuna alta fino a 10 piedi, vive Ronald Gene Simmons, un militare in pensione di 47 anni.

Simmons è sposato con Bersabe Rebecca "Becky" Ulibarri. I due hanno sette bambini.

Dopo il suo ritiro dal servizio militare, nel 1979, Simmons è stato accusato dal Dipartimento dei Servizi Umani di Cloudcroft, New Mexico di aver generato un figlio con la sua figlia 17enne, Sheila, di cui ha abusato sessualmente.

Temendo l'arresto, Simmons è fuggito dal New Mexico con la sua famiglia alla fine del 1981, prima a Ward, in Arkansas, nella contea di Lonoke, e poi a Dover, in Arkansas, nella contea di Pope nell'estate del 1983.

Dopo numerose segnalazioni di tentate molestie sessuali, Simmons ha dovuto lasciare i suoi precedenti impieghi e ha lavorato presso un Sinclair Mini Mart per circa un anno e mezzo prima di smettere il 18 dicembre 1987.

La mattina del 22 dicembre esplode la furia omicida. 

Simmons uccide prima sua moglie Rebecca e il figlio maggiore Gene, sparandogli con una pistola calibro 22, poi strangola sua nipote Barbara di tre anni.

Simmons scarica i corpi in un pozzo nero che aveva fatto scavare ai suoi figli in precedenza. 

Simmons quindi aspetta che gli altri suoi figli tornino a casa. Quando arrivano gli dice che ha dei regali per loro, ma che vuole darglieli uno alla volta. 

Prima uccide Loretta, 17 anni, strangolandola e tenendola sott'acqua in un barile. Poi uccide gli altri tre bambini, Eddy, Marianne e Becky, nello stesso modo.

26 Dicembre 1987

Intorno a metà giornata, i restanti membri della famiglia arrivano ​​per la loro visita di Natale. 

Simmons spara mortalmente a suo figlio Billy e a sua moglie Renata. Poi strangola e annega il loro figlio di 20 mesi, Trae. 

Poi spara e uccide la sua figlia maggiore, Sheila (di cui aveva abusato sessualmente), e suo marito, Dennis McNulty.

Poi strangola la figlia avuta da Sheila, Sylvia Gail, di sette anni e infine suo nipote Michael di 21 mesi. 

Simmons dispone tutti i corpi in file ordinate nel salone. Tutti i cadaveri sono ricoperti di cappotti tranne quello di Sheila, coperta dalla migliore tovaglia di Rebecca Simmons. 

Simmons mette i corpi dei due nipoti, avvolti in teli di plastica, in due auto abbandonate. Dopo se ne va a bere qualcosa in un bar locale.

Quando torna a casa, ignorando i cadaveri allineati intorno a lui, trascorre il resto della serata e il giorno successivo bevendo birra e guardando la televisione.

28 Dicembre 1987

Di mattina, Simmons va in macchina a Russellville. 

Entra in uno studio legale e uccide la receptionist, una giovane donna di nome Kathy Kendrick. Simmons era stato infatuato di Kendrick, ma lei lo aveva rifiutato. 

Poi va all'ufficio di una compagnia petrolifera, spara e uccide J.D. Chaffin e ferisce il proprietario, Rusty Taylor.

Poi si reca in un minimarket dove aveva precedentemente lavorato, spara e ferisce altre due persone.

Infine, va all'ufficio della Woodline Motor Freight Company, dove spara e ferisce una donna. 

Poi si siede a chiacchierare con una delle segretarie mentre aspetta l'arrivo della polizia a cui consegna la pistola e si arrende senza alcuna resistenza.

Simmons è stato accusato di 16 capi di omicidio e condannato a morte. Si è rifiutato di presentare ricorso.

Il 31 maggio 1990, il governatore dell'Arkansas Bill Clinton firma il mandato di esecuzione. Simmons muore il 25 giugno dopo un'iniezione letale. Nessuno dei suoi parenti sopravvissuti ha reclamato il corpo.

SIGLA



Pope County, Arkansas, 25 Dicembre 2020


Verso le 5 del pomeriggio una chiamata avverte la polizia di un possibile caso di omicidio. 

Gli agenti si precipitano in una casa ad Atkins ma è troppo tardi. Trovano 5 cadaveri: Danielle Collins, 7 anni, Levenah Countryman, 10, Abigail Heflin, 12, Jaquita Chase, 31, Patricia Patrick, 61. 

Jaquita Chase ha sparato a sua madre, ai suoi tre bambini, poi ha puntato la pistola su se stessa.

Sconosciuto il movente.

In passato è stata arrestata più volte: per taccheggio in un negozio Walmart a Conway nel 2017, accusata di furto e possesso di droga. Si è dichiarata colpevole dell'accusa di furto ed è stata condannata a due anni di libertà vigilata.

Nel 2018 è stata arrestata dopo aver tentato di salire su un'auto a Dover. 

Nel luglio 2018, quando Dustan Countryman, il padre di Levenah, si è rivolto al tribunale chiedendo la custodia della figlia, ha citato l'uso di droga da parte della madre. La madre di Jaquita, Patricia Patrick, è intervenuta facendosi nominare tutrice di Levenah e le sue due sorelle, Abigail e Danielle. 

Il giudice Gordon McCain ha detto: "La corte ritiene Jaquita Chase un genitore non idoneo in base a quanto segue: il suo test antidroga è risultato positivo alle metanfetamine e a farmaci da prescrizione, non ha una residenza, non ha un impiego e continua a commettere atti criminali".

La custodia di Levenah successivamente è stata data al padre. Ma non è stato sufficiente a salvarla dalla furia omicida della madre.




West Virginia, 8 Dicembre 2020



Oreanna Myers, 25 anni, va a prendere due dei suoi figli alla fermata dell'autobus. Ha una linea rossa disegnata sul viso. Poi rientrano in casa.

Il marito, Brian Bumgarner, è lontano da casa per lavoro. La coppia ha avuto tre figli. Altri due bambini provengono dal precedente matrimonio di Brian.

Oreanna soffre di depressione. Ce l'ha col marito. Gli manda dei messaggi inquietanti.

"Non avrai niente a cui tornare se non dei cadaveri. A nessuno importa perché io dovrei?".

"I soldi vanno e vengono, ma una volta che me ne vado io non ci sarà modo di sostituirmi. Chiedo e grido aiuto ma non lo ottengo mai. È la mia salute mentale che ha bisogno di essere curata, non mi interessa più".


"Non è colpa di nessuno è solo mia. I miei demoni mi hanno vinto".





Un'ora dopo, i vigili del fuoco rispondono a una chiamata al 911. Quando giungono trovano la casa di Oreanna e Brian completamente avvolta dalle fiamme.

Dopo aver spento le fiamme, rinvengono all'interno della casa i corpi di Shaun Dawson Bumgarner, 7, Riley James Bumgarner, 6, Kian Myers, 4, Arikyle Nova Myers, 3 e Haiken Jirachi Myers, 1. 

Il corpo di Oreanna giace fuori della casa, vicino alla pistola che ha usato per il terribile omicidio-suicidio. Ha ancora la linea rossa disegnata sulla faccia. 

I primi soccorritori trovano, all'interno di un sacchetto di plastica attaccato allo specchietto laterale del veicolo di famiglia, tre note con i numeri di telefono per raggiungere i parenti, una confessione e un testamento.




Ho sparato in testa a tutti i ragazzi. Ho dato fuoco alla casa. Mi sono sparata alla testa. Mi dispiace per la mia salute mentale. Quando qualcuno implora, supplica, grida aiuto, per favore aiutalo. Potresti salvare una o più vite. Grazie, O.A.M.".


Mi dispiace così tanto Brian. Non sono abbastanza forte per te o per questa famiglia. Mi dispiace per il mio crimine malvagio. Non sono abbastanza forte per combattere questi demoni. Snap. Crunch, Boom. Sono così depressa. Cuore insensibile. Anima completamente distrutta. Mi dispiace di averti deluso. Mi dispiace di aver deluso i nostri bei ragazzi. Mi dispiace tanto di non essere stata abbastanza forte. O.A.M.”.


Tellamarine, Melbourne, 13 Gennaio 2021




Tomislav Perinovic, 48 anni, rientra a casa dopo mezzogiorno.

Al numero 000, il numero di telefono di emergenza australiano, arriva una chiamata straziante.

I corpi inermi dei suoi tre figli, Claire, 7, Anna, 5, Matthew, 3, presentano ferite raccapriccianti

Li ha uccisi la madreKatie Perinovic, 42 anni, che poi si è suicidata.

Interrogata dalla polizia, la gente del posto ha descritto una famiglia normale e felice che amava i propri figli ed era sempre amichevole.

Manoora, Australia, 19 Dicembre 2014


Alle 11:20 la polizia arriva al numero 34 di Murray Street nel sobborgo di Cairns.

All'interno della casa giacciono i cadaveri di otto bambini, quattro maschi e quattro femmine, di età compresa tra i 18 mesi e i 14 anni.

Sette degli otto erano fratelli o sorellastre e l'ottavo era loro cugino. La loro famiglia aveva legami in tutta l'Australia.

I corpi, tutti con ferite da taglio, erano stati scoperti dal fratello ventenne dei bambini.

Raina Mersane Ina Thaiday, chiamata anche Mersane Warria, la madre di sette dei bambini e la zia dell'ottavo, viene ricoverata in ospedale per ferite autoinflittesi.

Il 21 dicembre 2014 è accusata di otto capi di omicidio. Prima di Natale, viene trasferita in una struttura di salute mentale a Brisbane. 

Ad aprile 2017, il tribunale per la salute mentale del Queensland stabilisce che Thaiday era malata di mente al momento delle uccisioni, e quindi (secondo la legge del Queensland) non penalmente responsabile. A partire da maggio 2017, è detenuta per cure presso il Park Center for Mental Health di Brisbane.

Tony Abbott, allora Primo Ministro australiano, descrive la strage come un "crimine indicibile".

Sconosciuto il movente.




Il professore Rick Brown ha condotto uno studio per l'Australian Institute of Criminology esaminando quasi 240 episodi di figlicidio che hanno coinvolto la morte di 284 bambini tra il 2001 e il 2012.

I ricercatori hanno scoperto che è "un evento normale in Australia, non raro", con quasi un bambino ogni due settimane ucciso da un genitore o da un genitore adottivo.

Di questi, 133 sono stati uccisi dalle madri. Altri 81 dai padri, i restanti dai patrigni.

 


Nel 2010 a Melbourne, l'infermiera qualificata Donna Fitchett ha drogato e ucciso i figli Thomas, 11 anni, e Matthew, 9 anni, nella loro casa di Balwyn North in quello che ha descritto come il suo "più grande atto d'amore".

Fitchett si è dichiarata non colpevole a causa della disabilità mentale dovuta ad un disturbo depressivo: intendeva togliersi la vita e sentiva di non poter lasciare indietro i ragazzi.



Sempre a Melbourne, nel 2017, Sofia Nikat ha soffocato la sua bambina Sanaya Sahib, di soli 15 mesi, prima di gettare il suo corpo in un ruscello.

Era posseduta dal demonio”, ha raccontato alle forze dell’ordine.

La donna soffriva di forti crisi depressive.




Un denominatore comune unisce queste mamme figlicide: tutte soffrivano di depressione o di qualche malattia mentale.

E dunque molto probabilmente ricorrevano a delle cure.



La maggior parte degli studi disponibili suggeriscono solo un collegamento casuale tra violenza omicida-suicida e assunzione di antidepressivi o benzodiazepine o antipsicotici. 

I dati quantitativi del sistema di segnalazione degli eventi avversi della Food and Drug Administration (FDA) statunitense indicano che alcuni antidepressivi possono essere associati a un numero sproporzionatamente elevato di eventi violenti. 

La FDA ha ammesso nel 2007 che gli SSRI, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, una classe di psicofarmaci che rientrano nell'ambito degli antidepressivi, possono causare follia a tutte le età e che i farmaci sono molto pericolosi; altrimenti non sarebbe necessario un monitoraggio quotidiano: "Tutti i pazienti trattati con gli antidepressivi per qualsiasi indicazione devono essere monitorati in modo appropriato e osservati attentamente per il peggioramento clinico, la tendenza al suicidio e cambiamenti insoliti nel comportamento, specialmente durante i primi mesi di un ciclo di terapia farmacologica, o in momenti di modifiche della dose, aumenti o diminuzioni. I seguenti sintomi, ansia, agitazione, attacchi di panico, insonnia, irritabilità, ostilità, aggressività, impulsività, acatisia (irrequietezza psicomotoria), ipomania e mania, sono stati riportati in pazienti adulti e pediatrici in trattamento con antidepressivi”.

Tale monitoraggio quotidiano è, tuttavia, impossibile. Le persone non possono essere monitorate ogni minuto. Molti hanno commesso suicidio o omicidio indotto da SSRI poco dopo essere stati monitorati.



Gli SSRI rispetto al placebo aumentano l'aggressività nei bambini e negli adolescenti. Questa è una scoperta importante considerando le numerose sparatorie nelle scuole in cui gli assassini erano sotto SSRI.

Non si può più dubitare che gli antidepressivi siano pericolosi e possano provocare suicidio e omicidio a qualsiasi età. 

È assurdo usare farmaci per la depressione che aumentano il rischio di suicidio e omicidio quando sappiamo che la terapia cognitivo comportamentale e la psicoterapia possono dimezzare i rischi di suicidio e omicidio.






Lo psichiatra Peter R. Breggin da tempo va dicendo che le persone che assumono farmaci psichiatrici possono sperimentare reazioni comportamentali anormali, tra cui suicidio, violenza, esaurimenti emotivi e atti criminali. 

Tutte le sostanze psicoattive compromettono la funzione cerebrale superiore e con ciò compromettono il giudizio.

Le persone che assumono psicofarmaci possono non avere la minima idea che le loro condizioni mentali si stanno deteriorando e che le loro azioni non sono più sotto controllo.




Il rapporto del 2018 chiamato "Psychiatric Drugs Create Violence & Suicide: School Shootings & Other Acts of Senseless Violence", a cura della Citizens Commission on Human Rights (CCHR)fornisce informazioni su oltre 30 studi che collegano antidepressivi, antipsicotici, psicostimolanti, stabilizzatori dell'umore e ipnotici sedativi a effetti avversi che includono ostilità, mania, aggressività, autolesionismo, suicidio e pensieri omicidi.

Il rapporto descrive più di 60 esempi di sparatorie di massa e scolastiche, accoltellamenti e atti violenti senza senso commessi da persone sotto l'influenza di psicofarmaci.

Jan Eastgate, Presidente del CCHR International, ha dichiarato: "L'obiettivo di questo rapporto è aiutare le forze dell'ordine, gli educatori e i responsabili politici a capire che gli psicofarmaci sono il collegamento nascosto alla prevalenza della violenza e del suicidio nella nostra società.

È fondamentale che ogni persona che è in grado di agire si avvalga di queste informazioni".


TO BE CONTINUED


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